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Comprendere e riconoscere la dislessia

“Quando leggere diventa un’impresa ardua!” 

Comprendere e riconoscere la dislessia infantile è una tematica sempre attuale e in continua evoluzione, in ambito di ricerca, riabilitazione, ma anche didattico. A questo proposito abbiamo intervistato la Dott.ssa Marianna Pisciotta, logopedista specializzata del Centro MerClin.

Che cos’è la dislessia?

“La dislessia fa parte dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) ed è una condizione caratterizzata da problemi con la lettura.” 

Impedisce un rapido ed efficace accesso al materiale scritto in chi ne è affetto, compromettendo il processo educativo, con forti ripercussioni sulla futura vita sociale e professionale. Ricerche recenti evidenziano come vi sia una forte componente genetica nella dislessia che emerge da fattori di familiarità e di ereditarietà. 

Naturalmente, nello sviluppo cognitivo e cerebrale del soggetto, un ruolo cruciale va assegnato all’ambiente che può modulare e modellare l’evoluzione. Da qui parte la base della diagnosi per andare ad organizzare un adeguato percorso per il soggetto.

Come e cosa legge un soggetto dislessico?

Durante la fase dell’apprendimento della lettura, il bambino manifesta numerosi segni che lanciano un campanello d’allarme per identificare un DSA:

  • Difficoltà nel leggere e scandire le parole
  • Incapacità o capacità ridotta di apprendere i nomi delle lettere e i suoni che le rappresentano
  • Associata difficoltà di scrittura
  • Sostituzioni, confusioni o elisioni di lettere
  • Disturbi visivi durante la lettura
  • Difficoltà nell’utilizzo della grammatica appropriata


Non bisogna confondere un disturbo di apprendimento primario con una difficoltà di apprendimento.” I primi due anni della scuola primaria sono fondamentali per accedere al processo della letto-scrittura. Come ogni fase di crescita, anche l’apprendimento scolastico ha i suoi tempi.

Cosa prova un bambino con dislessia?

“Un bambino dislessico è un bambino come tutti gli altri.” Eppure le prime difficoltà nell’apprendimento, insieme alla conferma di diagnosi di dislessia, aprono quasi un abisso per il bambino, ma soprattutto per i genitori, che non hanno idea di quale strada prendere.

Fortunatamente, le prospettive migliorano anno dopo anno. L’inclusione è la parola di svolta.” Fondamentale è il lavoro dell’insegnante che diviene il primo punto di riferimento del piccolo alunno e del genitore, insieme alle figure coinvolte nella diagnosi.

“Non bisogna focalizzarsi sul sintomo della dislessia, ma sulle cause che sono multifattoriali. La diagnosi precoce è sicuramente un elemento essenziale e fortunatamente le neuroscienze offrono ricerche e risultati che danno numerose speranze.”